Giochiamo a “ieri” –
Io, la fanciulla a scuola –
Tu – e l’eternità –
la favola mai raccontata.
Il dizionario saziò la mia fame –
I logaritmi –
vino assai secco –
la sete –
Eppure non dev’essere proprio così:
i sogni colorano il sonno
e l’accortezza dei rossi, il mattino,
s’insinua e scuote la persiana –
La vita era ancora in embrione
scaldavo il mio guscio
quando tu sconvolgesti l’ellisse
e l’uccello, così, è caduto.
Sbiadisce l’immagine delle manette,
– dicono – agli occhi di chi è da poco libero –
Nulla per me è più familiare
della libertà –
Il sonno – la notte –
mio ultimo atto di riconoscenza –
La luce che entrava – il mattino –
il primo miracolo.
Sarà dato all’allodola di rientrare nel guscio
e volare, più leggera, nel cielo?
Non saranno le catene di oggi
più dolorose di quelle di ieri?
Sulla pelle di chi,
assaporata da poco la libertà,
è di nuovo dannato, non sarà
più profondo, il peso delle inferriate?
Dio dei ceppi,
Dio dei liberi –
Non mi sottrarre
la mia libertà.
(1863) Emily Dickinson
come potrebbe esistere una vita senza poesia? che sapore avrebbe? di che colori sarebbe vestita? …….no……Calliope non interrompere il tuo lavoro…. senza poesia un uomo è come un ramo secco