per una sola lacrima che hai asciugato sul mio viso….
quel giorno, l’ultima volta che ci siamo visti.
giorni di novembre a Torino…
tu sentivi freddo e ti stupivi che io non ne sentissi.
come potevo sentire freddo? come potevo se dentro me vibravano mille emozioni?
e sul letto, tra le lenzuola stropicciate, abbracciata a te…
una lacrima è scesa.
mi guardasti stupito e mi dicesti: perchè?
e l’asciugasti con il volto un pochino contrariato, forse provando un senso di colpa che non volevi sentire….forse in quei momenti volevi solo “giocare” a fare il grande.
e quella lacrima non faceva parte del gioco….ed hai cercato di cancellarla, disperderla, farla svanire come un brutto sogno.
sai?
quella lacrima continua a scendere, ogni tanto fa capolino, sempre lei.
silenziosa, discreta, pregna di sofferenza che urla nel silenzio.
no, non ci sei tu ad asciugare il mio viso….
c’è il sole, il vento, l’aria con i primissimi profumi di primavera,
i pensieri leggeri che la vita mi regala
…asciugano la lacrima…e mi dicono che non si stancheranno finchè
non ce ne sarà bisogno.
Eravamo insieme…a te sembrava strano che piangessi.
strano….
strano sarebbe stato non piangere
strano è stato che tu ti sia stupito della mia lacrima
strano forse è che oggi voglio dedicarti questa canzone
dedicarla a te che ami la musica, che vivi per la musica
o forse…. non è strano per niente.
La musica perchè tu sei distante
da chi lo sai benissimo e da cosa
la musica che invece ti ci porta
e dice al canto “vieni, fatti accanto”
come l’occhio vicinissimo al suo pianto
il sorriso vicinissimo alla bocca
l’anima con l’anima gemella
la musica – di finestre chiuse e aperte
la musica – di corpi vicini
come guance sui violini
la musica – di abbracci come timpani e tamburi
una grancassa il sole
ad occidente
la musica non è niente
se non spande- la tovaglia sopra un tavolo di legno
che oscilla come i flauti
la marcia dei bicchieri
il pane sparso
il campo giallo e arso
oppure umidità – le gocce sulle foglie
la solitudine – di uno scoglio in mare
il rosso del fiatare – nelle trombe
i clarini che fanno – volare le farfalle
nulla è taciuto
dalle note
queste note che
si chiamano do re mi
fa sol la si
anche l’amore fa
sol la si
anche se mi fa sola sì
le casse traforate
e le penombre dentro le chitarre
le dita, quelle dita di una vita
insistenti sui tasti tra i capelli
arpeggi e polpastrelli
le dita sopra il collo
gli archi tesi
sul ventre come
il tremito dei fiati
la musica è niente
se tu non hai vissuto
e ballo come se mi dovessero
cadere dalle dita gli anelli
e come se io volessi
uscire con il corpo
dalla mia collana
la testa è passata
la testa è passata
e io da spudorata sulla terra con i miei piedi scalzi ballo
come un vaso di fiori che cade
e ballo come se volessi
distruggermi alla fine
spezzarmi come il filo
che tiene le perline
le gocce di sudore – perdute come i baci dell’amore.
ma non è una cosa vecchia questa? sto messo male con l’uni. un abbraccio