sto lentamente mettendo il naso fuori dalla tana.
no, non è esatto.
correggo.
guardo fuori dalla finestra.
– metafore –
il cielo era spento fuori dalla finestra, fuori dal suo mondo.
non era notte, ma non sarebbe stato possibile dire neppure che fosse giorno…
a quel cielo, a quell’assenza di colore, era impossibile dare una collocazione
nello spazio contemplabile da una qualsiasi meridiana.
Un silenzio d’ovatta, un silenzio liscio d’olio che era insinuato dovunque intorno
riempiendo ogni spazio avvolgeva ogni movimento, ogni spostamento, ogni rumore.
Mary restava avvolta nella sua calda coperta e guardava ciò che c’era oltre il confine del vetro.
Faceva freddo fuori, lei non lo sentiva sulla pelle ma lo percepiva negli occhi che guardavano
Era certa che il tempo sarebbe cambiato, – quando – non se lo chiedeva neppure.
Non aveva fretta, guardava il mondo che sapeva vivo, vivo come lei, ma che le
pareva distante perso in un’altro luogo fuori dal vetro che li separava.
Si sentiva stanca Mary, guardava le pagine aperte del diario su cui annotava
diligente le tante cose da fare che nei momenti migliori faceva.
Chiamare il medico,fatto.
Fissare appuntamento dallo specialista, fatto.
Sistemare i piccoli impegni faceva parte di quella ruota che gira chiamata vita.
Anche quando stai lì inerte, lei gira intorno a te e ti coinvolge incurante della tua
staticità.
Lei pensava ….
pensava a quelle persone che complicano le cose semplici,
a quelle che parlano quando sarebbe meglio tacere,
a quelle che non riescono a stare ferme,
a quelle che dovrebbero parlare invece posano lo sguardo altrove
per fuggire con il corpo dove gli occhi vagano.
Pensava a quelle persone che trovano la voglia ed il coraggio
di arrabbiarsi, lottare, credere e quasi quasi sentiva anche un pizzico
di ammirazione per loro, “fortunati” pensava.
Mary invece era ferma a guardare fuori dalla finestra.
Guardava l’uccellino che saltellava sull’immobile prato
Guardava le persone passare sulla strada calpestare le foglie
assorte nei loro pensieri, talune sorridenti, altre assenti, perse
come lei a rincorrere i propri pensieri.
Mary pensava a quante fortune aveva avuto, a quante cose belle la vita
le aveva dato e pensava a tutti quelli che erano stati meno fortunati di lei.
Le sfuggiva un sorriso e poi un’ombra sul viso e poi ancora un sorriso.
Mary….pensava a quella canzone lontana nel tempo:
“contava tutti gli alberi pensando che portassero fortuna
fortuna che è rimasta imprigionata fra i rami….”