prima parte…la tempesta (apologia per me stessa-ieri 5 maggio):
Bollettino di una superstite dal fronte…questo è lo stato d’animo del quale oggi lascio traccia per il ricordo.
Sfinita, esausta, derelitta, capo chino, stanchezza in ogni fibra del mio essere e malesseri vari.
Il nemico? Nascosto dentro di me….nel mio cuore…nei sentimenti che provo per una persona, insomma…il nemico è una parte di me stessa.
Mi ha assalita negli ultimi tre giorni…già debole per i precedenti scontri…e mi ha veramente lasciata al suolo senza forze.
Avevo retto in precedenza….in una sorta di braccio di ferro interiore….ce l’avevo fatta. Stavolta no.
Stavolta ha nuovamente vinto lui, il nemico; ha infranto le barriere erette, ha lasciato la mano con la quale tentavo di camminare insieme per uscire dal labirinto di pensieri che mi spaventa, e mi tortura, e mi ha sbattuta di qua e di la come un relitto in un mare in tempesta.
Stamani…mi sento come una naufraga….abbandonata sulla sabbia…da sola….incapace ancora di fare un solo movimento…..il nemico…- me stessa – mi ha sfinita.
La me stessa che non vuole darsi pace, la me stessa che trascino in catene verso ciò che non vuole assolutamente fare…rinunciare all’uomo che ama.
Quella me stessa…mi sta uccidendo, togliendo vita e non se ne rende conto.
Non sente nulla…si aggrappa a tutti i suoi ricordi, a tutte le promesse che le risuonano nelle orecchie, mi parla di sentimenti veri, di giustizia, di tutto ciò che ha subito e non vuole darsi pace…non riesce a darsi pace. Sa che lo ama, sa quanto è grande l’amore che prova per lui, sa che anche lui prova sentimenti per lei e sa che fondamentalmente le scelte che ha fatto non le sa spiegare….quindi…se non le sa spiegare …continua a vivere alla giornata….a cercare la felicità in cose che la felicità te la danno per poco….cose effimere….quindi…questa parte di me, consapevole di tutto questo non vuole arrendersi. Di fatto però è impotente…ed ha anche lei le sue catene, catene fatte di anelli di cuore per le persone che ama….finanche per lui stesso. Sa che che se cercasse di nuovo di dimostrargli il suo amore, se cercasse di riavvicinarlo si innescherebbe il solito meccanismo per il quale poi finirebbero a star male tutti…allora…meglio una che tre…anche e soprattutto per lui al quale non voglio assolutamente provocare dolore o problemi se posso evitarlo anche a scapito mio.
Allora Angela, questa parte di me… se la prende con l’altra parte di Angela. Sfoga tutta la sua rabbia con me…perché chi le ha fatto del male ed è contemporaneamente la persona che la fa sentire completa, ormai è praticamente irraggiungibile e così deve restare….quasi un’ombra che vedi ma non riesci ad afferrare….con la quale non puoi parlare perché realmente non ti ascolta….non ti ascolta…ha eretto un muro tra te e lui….ed anche di questo mi chiedo il perché.
E se la prende con me: con me stessa l’altra me inveisce, grida, urla, piange, chiede amore, giustizia, spiegazioni…mi tortura per avere risposte che io non posso dargli.
Non so più quando cesserà di farmi male…non lo so più. Pensavo di aver guadagnato più terreno…mi sbagliavo. Le ferite sanguineranno ancora….capisco quella parte di me…la capisco benissimo…io so cosa ha passato…solo io so quanti ricordi l’affliggono e la tormentano….come spine nel cuore che nessuno ha potuto togliere…ma non riesco a farle capire che deve darsi pace.
D’altra parte è anche colpa mia…quando a gennaio lui ha ricominciato a sedurla con i suoi "progetti"…io avrei dovuto proteggerla di più….avrei dovuto si…proteggermi di più ed impedirle di lasciarsi cullare dalle parole che lui le donava e che la facevano tornare viva, vitale, completa.
Erano quasi due mesi che guadagnavo terreno..la tenevo a freno…riuscivo a convincerla…a tacitarla, a darle spiegazioni o comunque la mettevo di fronte a situazioni oggettive per le quali non può fare nulla….ma…è come un prigioniero in catene….che seppur vedendole serrargli i polsi e le caviglie e sentendo il dolore ogni qualvolta cerchi con la forza di liberarsi …ogni tanto riprova….e l’unica cosa che ottiene è di farsi, farmi più male.
Continuo a sperare che accada qualcosa che mi illumini….e continuo in questa battaglia tra me e me….è dura….veramente molto dura…molto dura anche pensare che è una guerra già fatta in passato, vinta…e che poi… promesse, sogni, o cosa non so…. hanno reso inutile….e questo è un altro peso che la parte di me che vuole dire basta porta a suo carico…un fardello che le rende ancor più difficile resistere.
seconda parte: la quiete dopo la tempesta (oggi 6 maggio)
tornati i sorrisi…ho ripreso per mano me stessa e la conduco verso armonia, musica, terra magica di fate….che mi regala gioia e serenità!!!..mi regala….la quiete dopo la tempesta.
Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
Con l’opra in man, cantando,
Fassi in su l’uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell’acqua
Della novella piova;
E l’erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passegger che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand’è, com’or, la vita?
Quando con tanto amore
L’uomo a’ suoi studi intende?
O torna all’opre? o cosa nova imprende?
Quando de’ mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d’affanno;
Gioia vana, ch’è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
E’ diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D’alcun dolor: beata
Se te d’ogni dolor morte risana.
non ti basterebbe “un lucano”!
E’ così, lo so… Come un’altalena. Su e giù, su e giù, in un’apparente moto infinito. Ma vedi che già oggi va meglio. Il ritrovare se stessi, non è credo, una strada breve, nè facile. E’ una strada di cui non si riesce a vedere chiaramente il traguardo. Ma c’è. E’ importante fare di tutto per non perdersi nel cammino. Trovare la molla che ti aiuti a volercela fare.
Sento le tue parole, sento ciò che senti. Forza!
Un abbraccio grande e stritoloso 🙂
Ciao