cari giorni di Marzo, scrivo a voi. Voi spettatori silenziosi di questi miei strani giorni….si lo so che mi ripeto, ma…sono, siete, giorni strani.
La mia vita scorre come se fossi alla guida di una macchina difettosa: non riesco a mantenere un assetto costante, velocità moderata, no.
accellerate, frenate, sterzate a destra e a sinistra,…poi ogni tanto un tratto tranquillo, l’illusione di aver trovato stabilità e poi si ricomincia con gli inceppamenti. Motore ingolfato, velocità troppo elevata, cambi di direzione…
insomma…Angy…ma un bel tratto dritto e tranquillo no, eh? che ne pensi di continuare con la messa a punto che hai iniziato?…dai piano piano…ci riesci.
a parte che forse sei tu che hai il viziaccio di ingigantire tutto. OK…stamattina ti sono scappate di nuovo un po’ di lacrimucce, speravi tanto che fossero state solo un “Incidente di percorso” della settimana scorsa…invece sono rispuntate anche in questo nuovo lunedì. va bhè….si ricomincia, vediamo come và questa settimana.
intanto spero che abbiate notato i piccoli ma costanti miglioramenti…capperetti!
e poi, un pensiero positivo:
nessuno nasce sotto una cattiva stella, dobbiamo solo imparare a guardare meglio il cielo.
🙂
la mia vita, la mia stanza
la mia stanza sembrava un universo
d’attesa gioiosa
“tu dovevi venire”
scorreva lento il tempo
scandendo d’esultanza gli attimi
ed ognuno di essi
prometteva un eterno amore.
“ti vedò” mi dicevo
“ti vedrò”
e le labbra sentivano le labbra
e il cuore sentiva l’altro cuore
già premuto e tremante al petto mio
palpitante
all’unisono perfetto.
Tutto l’essere mio esultava
pregustando la gioia dell’incontro
nè capace era d’altro che di invocarti
e provare un’estasi dolce,
e ti pensavo struggendomi d’amore
e di desio
sicchè al mio cuore sembrava
che in virtù di un miracolo divino
il paradiso fosse su questa terra…
ma tu non sei più tornato.
(anonimo)
….
torna….torna da me, tu puoi.
io ho bisogno di te!
senza di te si agitano dentro il mio cuore
momenti di tempesta e distruzione….
placa tutto con la tua dolcezza….ricordati di noi.
ritrova te, ritrova me, ritrova noi.
ti prego….
momenti nel diario della vita
ieri è stata una giornataccia.
una vera e propria giornataccia…ho pregato Dio mille e mille volte di trovare un modo qualsiasi per far cessare questo dolore.
troppo sensibile, troppo ingenua,- sono troppo o troppo poco – non lo sò….per questo mondo.
volevo arrendermi…pregavo perchè il mio battito cessasse e con lui il vortice dei pensieri che mi assillano la mente, e tutte le sensazioni che mi sconquassano fisicamente.
ieri sera ho riportato la macchina presa a noleggio e dovevo tornare da E che mi aspettava all’uscita…mi sono smarrita nell’aeroporto e mi ha assalito una nuova ondata violentissima di solitudine.
ho cominciato a dirmi che se ci fosse stato Franco nella mia vita lui non mi avrebbe lasciata da sola a vagare in aeroporto quasi alle 11.00 di notte.
pensieri…pensieri colmi di vuoto lacerante.
avevo con me il telefonino…avrei potuto chiamare qualcuno…ma non ho voluto, prima o poi devo affrontarmi da sola, affrontare le mie paure.
ho continuato a camminare seguendo le indicazioni dell’uscita… lentamente, piano piano…con le lacrime che scendevano lungo le guance.
ad un tratto mi sono appoggiata ad un muretto…e Ti ho pregato.
Ti ho pregato quasi urlando…Liberami.
Forse Ti sto annoiando…quante volte te l’ho chiesto? non tantissime…ma neppure poche…fortuna che Tu mi conosci meglio di me.
Oggi…mi sono svegliata in un modo leggermente diverso.
avrò sognato qualcosa? la mia mente nella notte avrà elaborato il dolore?
non sò…insomma…mi sono svegliata ed ho dovuto prepararmi di cosa, stamani E ci accompagnava dato che potrò riavere la mia auto solo stasera.
Ho lasciato Piccola Freccia a scuola..e sono entrata nella chiesa accanto.
Mi sentivo stranamente serena…come rivestita di una nuova consapevolezza.
Mi sono ricordata di una vicenda della mia vita, era il 15 maggio..quel giorno scrissi un post: GRAZIE.
e stamattina ricordavo le stesse parole: non abbia paura.
Non abbiate paura…così diceva Karol.
io ho tanta paura….tanta. Paura di amare, paura di non riuscire più ad amare, paura di fidarmi di nuovo ed essere tradita di nuovo, paura di non riuscire più a fidarmi di nessuno e vivere i miei giorni come in un mondo ostile e che ti fà paura…paura di non ritrovare più me stessa, di non trovare più la strada per ricominciare a vivere.
ho un’infinità di paure che si agitano dentro di me….ma come improvvisa fosse giunta una bonaccia in un mare in tempesta…ecco queste parole: non abbiate paura.
si…sia fatta la Tua volontà. Tu mi hai plasmato come sono…con i miei difetti, i miei pregi, il mio modo d’essere che mi fà vivere così intensamente attimi meravigliosi ed attimi atroci.
Non penso che potrei essere diversa da così.
Mi sono chiesta…ma questo atteggiamento…non sarà arrendersi ad una volontà superiore?…bhè…è fede.
e cos’è la fede se non la fonte che può dissetare la nostre sete di risposte a domande alle quali niente e nessuno può rispondere?
in questo momento tutto il mio essere deve credere ad una resurrezione.
e ci devo credere con tutta me stessa per poter trovare la volontà di rinascere.
solo dentro di me posso trovarla…posso avere centinaia di amici e parenti che mi indicano la strada, 10 psicanalisti che mi seguono ogni istante…ingurgitare milioni di pasticche…ma…se non sono IO a voler uscire dal vuoto che me stessa ha creato…rimarrò per sempre in questa sorta di limbo.
bhè…oggi la giornata è iniziata in modo decisamente migliore!
mi auguro che duri …..bhè…duri tanto tanto tanto!!!!!!!!!!!!!
smack
….la vita
stanotte ho battuto un record: ho dormito quasi 6 ore.
e stamattina mi sono svegliata…mi sono rigirata un po’ di volte nel letto e poi?
ho iniziato a piangere.
uffaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
ho ricominciato a dirmi e a dire a Lui lassù che non voglio vivere.
e che noia….quante volte ho fatto la stessa cosa in questi ultimi anni?
tante.
una volta la rammento in particolare, non per un fatto collegato a me, ma per un particolare.
Penso fosse due anni fà…uno dei tanti sabato mattina nel quale ti svegli e il dolore si è svegliato appena un secondo prima di te, giusto il tempo di prepararsi per farti più male.
Ricordo benissimo…andai in cucina e accesi la piccola tv.
C’era il tg…e parlava dell’ennesima “disgrazia del mare”.
L’ennesimo barcone di extracomunitari era colato a picco tempo prima e si stavano portando avanti le ricerche dei sopravvissuti.
La notizia che mi colpì come un pugno nello stomaco fu che avevano ritrovato il corpo di un ragazzo. Ipotizzavano che fosse morto da poco tempo, aveva passato non ricordo più quante ore in mare prima di cedere, ma quello che non dimenticherò mai era il suo attaccamento alla vita.
l’avevano ritrovato con le maniche della camicia annodate al relitto al quale si era aggrappato. Pensava di non farcela a sorreggersi, quindi aveva escogitato questo espediente per sopravvivere.
Quanto doveva amare la vita quel ragazzo? Infinitamente.
Quanti sogni aveva quel ragazzo dentro di se che sono volati in cielo con lui? Tanti…tanti quanti ne bastano per lasciare la tua terra, la tua famiglia e prendere il mare.
e ricordo…ricordo quella mattina che parlai con Dio. Gli chiesi perchè aveva strappato alla vita quel ragazzo che l’amava – e non me – che la trovavo un peso infinito da sostenere.
Gli parlai con un po’ di rabbia, la rabbia dell’ignoranza, la rabbia di chi non comprende, e lo pregai: lo pregai di ricordarsi di me in una situazione simile.
invece eccomi qui, chissà perchè.
Chissà dove mi deve portare questo quotidiano dolore…che mete dovrò raggiungere.
Chissà se questo è il viaggio duro che devo percorrere per trovare il famoso Noi del quale parla Franco.
Io oggi sò che provo tanto dolore, tanto.
Non riesco ad accettare, a metabolizzare quello che stà accadendo.
spesso mi dico che è normale…che è passato troppo poco tempo, che devo avere pazienza.
ma poi mi chiedo: perchè dovrei avere pazienza? perchè dovrei aspettare?
è veramente giusto che lei abiti con lui?
sono veramente io che non capisco che oggi si vogliono bene come fratello e sorella?
ricordo che passai il viaggio in treno a pregare per un miracolo.
allora? Il miracolo c’è stato.
Non ho dubbi sul fatto che mi ami.
Ma nel contempo non capisco perchè vive con lei.
Ogni volta che ci sentiamo mi ripete che vuole vivere con me, vuole me, ne è certo, è quello che vuole.
Sono io che non capisco? o veramente è strano, troppo strano quello che vivono?
non lo sò…ma sò che ci penso troppo.
ma come potrei non pensarci? è un martello pneumatico nella testa.
lui non si rende conto che mi fà sostenere un peso quasi impossibile.
lei c’è sempre.
sempre. per me non c’è un attimo di tregua.
ogni istante che penso a lui…sò che lei è accanto.
al lavoro, con gli amici, a casa. Sempre.
e questo sempre è dolore per me…ogni istante che ci penso.
Non piango più spesso…è un dolore che tengo dentro.
E’ un dolore che mi fà scherzi al cuore.
Spesso lo sento battere all’impazzata…e la cosa da un lato mi preoccupa e da un lato mi fà sperare.
prima o poi spero di capire….
per il momento però ho ritrovato la voglia di vivere…e non è poco, l’ho ritrovata grazie ad un ragazzo…ad un ragazzo che probabilmente non aveva nulla tranne la voglia di vivere…ed io in questo momento…dopo tanto scrivere mi sento una stupida che si lamenta.
si…aveva ragione Mv: talvolta mi comporto come una stupida.
l’uomo che amo mi ama…mi ama tanto.
mio figlio stà bene, chiunque mi conosce mi vuole bene.
Angela, smettila di pensare a tutto ciò che non và nella tua vita e pensa a tutto ciò che c’è di bello.
pensa che devi amare oggi…amare tanto.
e pensa che c’è chi ama la vita pur se questa vita è una strada di rovi per lui…pensa a chi non ha nulla.
pensa a quel ragazzo…pensaci sulle note di questa canzone:
Dov’è la terra capitano
Abbiamo un cuore chiuso con lo spago
Almeno questo ce lo portiamo su
Su di una nave grande come un drago
Ma se qualcuno piange andiamo tutti giù
E che non faccia scherzi questo mare
Che il cielo non s’inventi un temporale
Ma solo giusto appena qualche goccia
Per quelli che avranno sete
Pronti a partire dice il capitano
E salutiamo qualcuno che non c’è
Con un biglietto stretto nella mano
Che quasi quasi costa più di me
Nessuno parla nessuno dice niente
C’è già chi guarda fermo l’orizzonte
Forse perché non ce la fa a vedere dietro
Della sua casa che ne è stato
Dov’è la terra capitano – dov’è la terra che aspettiamo
Dov’è la terra del lavoro quanto manca
ma basta che arriviamo
E lì ci aspetteranno in tanti non batteremo i denti
Sarà come una mamma a rimboccare i nostri sogni
Ecco la terra capitano finalmente la vediamo
È cosi bella da lontano arriveremo prima se soffriamo
C’è ancora il freddo ad aspettarci e intorno
È pieno di volanti
Ma una coperta per scaldarci ci fa sentire meno persi
Qualcuno neanche si avvicina passa dal’altra parte della strada
C’è chi ci da dei delinquenti solo perché d vede in questi stracci
Dov’è la terra capitano – dov’è la terra che sognammo
Dov’è la terra del lavoro anche i loro figli non ce l’hanno
Non era quella che sembrava
Che in televisione si vedeva
Non era quella mamma a rimboccare i nostri sogni
Ha sbagliato capitano e mi sa dire dove siamo
Ma era bella da lontano era bella da lontano
Dov’è la terra capitano dov’è la terra che aspettiamo
Ma era bella da lontano bella da lontano
(E. Boccadoro)
buona giornata a tutto il mondo.
smack
frammento…di vita
Un professore terminò la lezione, poi pronunciò le parole di rito: “Ci sono domande?”.
Uno studente gli chiese: “Professore quale è il significato della vita?”. Qualcuno tra i presenti che si apprestava ad uscire rise. Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era.
“Le risponderò”, disse. Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi
disse: “Ero bambino durante la guerra.
Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Ne conservai il frammento più grande.
Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai:
buche profonde, crepacci, ripostigli.
Conservai il piccolo specchio.
Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita.
Anch’io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza.
Con quello che ho, però, posso mandare luce – la verità, la comprensione, la bontà, la tenerezza – nei bui nascosti del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno.
Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto.
In questo, per me, sta il significato della vita.”
ogni vita
Ogni vita converge verso un centro –
espresso – o silenzioso –
nella natura umana di ognuno esiste
un fine –
appena confessato a se stesso
troppo dolce
perchè la fede osi
arrischiare –
con grande cautela adorato – come un cielo
di fragile vetro
irraggiungibile come irraggiungibile
dalla mano il manto dell’arcobaleno –
e tuttavia con ostinazione inseguito
– più certo – per la lontananza
e alto – come per la diligenza lenta dei Santi –
il cielo –
mai raggiunto – è possibile – dalla scarsa
avventurosità di una vita –
ma è proprio allora
che l’eternità concede di provare – ancora.
1863 – E. Dickinson
un fine troppo dolce perchè la fede osi arrischiare…
e fonte delle mie parole, parole che sembrano di resa
“non me la sento”
e poi…irraggiungibile fine, con ostinazione inseguito…
altri tentativi di raggiungere il manto dell’arcobaleno
non arrendersi…non arrendersi all’evidenza…
assurdo, pazzo comportamento
chissà se tu capisci il perchè del mio “contraddittorio”
comportamento e chissà quali sono i perchè del tuo comportamento…
…
entrambi con le mani tese ad agguantare un inafferabile cielo.